21 Aug
21Aug

Stai attento che non sai mai cosa pensa la gente...metti dovesse succedere qualcosa!!??

Lo specchio è un oggetto molto interessante, quando mi specchio, vedo come mi vedono gli altri, ma io quando mi guardo allo specchio, cosa vedo di me stesso?? Cosa cerca il mio sguardo dentro quella visione?? In questi giorni di esposizione mediatica mi sono molto interrogato sul motivo per cui stessi facendo tutto questo!! La risposta che mi son dato è che alla fine della giostra mi sento sempre felice!!

La cosa principale è: come posso pubblicizzare un progetto in maniera rapida e efficace?? Bella domanda... Studiando i mezzi di massa (social media) ho scoperto che le possibilità sono due: avere uno storico, un progetto radicato da anni, con una propria identità, che portato con strategia alle grandi masse può avere maggiore seguito, con il rischio di perdere un po' dell'origine identitaria che ti ha fatto nascere, a discapito di un maggiore successo e di conseguenza rischiare di perdere la nicchia di riferimento a cui appartenevi. L'altra è partire da zero, senza che nessuno ti conosca realmente, costruire un'identità nuova che può di gran lunga favorire la nascita di un brand o diventare l'ennesima meteora del web e per farlo, che vi piaccia o no, l'immagine, il corpo e la provocazione è di gran lunga più interessante di qualsiasi altro contenuto, per esperienza personale un contenuto provocante con il mio corpo in evidenza ha un maggiore interesse su un contenuto culturale altrettanto interessante, o comunque creato sempre dalla mia persona.

Cosa succede se il mio progetto sta nel mezzo??!?!?!?!?!??!??!??!??!??!??!??????????????????????????????!!!!!!!!!!!!!!! (scusate l'utilizzo dei segni grafici !? ma la riflessione li merita tutti!!!), ovvero se dopo 13 anni di lavoro d'attore espongo contenuti completamente diversi da quelli che ho esposto prima??? 

Succede un bel casino, nel senso che, chi come me è un attore, dunque esposto al pubblico (anche se parliamo di numeri piccoli) è a tutti gli effetti un personaggio pubblico. Definiamo quindi il concetto di personaggio pubblico: un essere umano che condiziona un'audience attraverso il proprio manifestarsi o esponendo il proprio pensiero e lo fa attraverso l'arte o progetti artistici (come nel caso del teatro) che produce. Se fino adesso avevo una compagnia e producevo spettacoli, progetti, manifestazioni in cui si promuoveva un rapporto con il territorio legato alla crescita del settore artistico, anche con una radice innovativa nella proposta dei linguaggi artistici, mediante la comunità di riferimento, ora per Kenitch il Pappagallo ho completamente cambiato rotta, o meglio, i concetti sono sempre gli stessi: tendere una mano al territorio di appartenenza abbracciando le diverse realtà che incontro nel mio viaggio e che contaminano le mie idee, ma non più per uno stretto raggio, ma andando in missione verso l'ignoto. Vorrei spendere due parole sul concetto di ignoto: quando, come nel mio caso, ti scontri con l'amara verità che le condizioni sociali e politiche (inteso come il rapporto tra gli esseri umani) cambia notevolmente tanto da mettere a repentaglio qualsiasi tuo progetto di vita, devi porti la famosa domanda, cosa posso cambiare, per salvare la mia vita (ovvero la mia arte)?

La risposta che sto dando è: provocare! Anche fosse semplicemente una curiosità. Spostando il mio lavoro non solo o non più dentro l'edificio teatrale, ma in strada, tra la gente, scoprendo, nella fattispecie, cercando di raccogliere attenzione in tutte quelle persone che non hanno niente a che fare con il mio percorso di vita fino adesso. Questo gesto ha un potere molto importante, scontrarsi con la verità, con l'esigenza di capire, quanto e perché sia necessario ancora oggi fare teatro e fare arte. A mio avviso rinchiudersi in una "barricata", una stretta trincea, per difendere, un piccolissimo territorio chiamato: "onestà intellettuale" è oramai il gioco di chi non vuole provare a sperimentare un nuovo percorso per le arti. Non possiamo più guardare ai nostri "Miti" come a dei Sacerdoti capaci, i soli, a comunicare con Dio. Dio è in mezzo a noi, è il nostro pubblico, e come lui, più di ogni altro va ascoltato, capito, e se lui non ha tempo per noi, è perché di sicuro ha altro a cui pensare, ma arriverà il giorno in cui ci sarà anche un momento per noi. Il compito di Kenitch, il mio compito, è di essere pronto per quel momento, inaspettato ma così necessario per dare una risposta alla mia domanda: cosa posso cambiare, per salvare la mia vita (ovvero la mia arte)?

Stai attento che non sai mai cosa pensa la gente...metti dovesse succedere qualcosa!!?? eh già, ma che cosa? chi pensa di me una cosa, chi ha un giudizio preciso sulla mia persona, crede di possedere tutto di me, ma è li l'errore, quando credi di aver conquistato ogni certezza su una persona è proprio quello il momento in cui si dovrebbe mettere tutto in discussione!!! 

Non so se mostrarmi in maniera completamente diversa da come ho fatto fino ad ora sia giusto, non so se mostrare il mio corpo, le mie stravaganze, raccontare parte della mia vita e renderla pubblica sia giusto, ma il fatto di ampliare la proposta, la gamma dei colori, la tavolozza su cui poter dipingere parte della mia vita, questo è necessario e ora lo voglio più di ogni altra cosa.

Pensate se per una volta, ognuno di noi, invece di stringersi intorno alle proprie certezze, aprisse il cuore verso l'ignoto spazio profondo, ovvero: il giudizio della gente. Per questo vorrei sapere come mi vedono gli altri, ma come dice Tenco, la mia paura è che potrei rimanere deluso, allora per non rischiare di rimanere fermo o ferito da questo pubblico giudizio, visto che mi piace viaggiare, tengo con me un piccolo specchio sempre nel taschino, e se guardandoci dentro troverò il mio sorriso, allora vorrà dire che anche oggi ho fatto qualcosa di importante è bello per me


«L'individuo ha sempre dovuto lottare per non essere sopraffatto dalla massa. Se tenterete, vi sentirete spesso soli e a volte molto spaventati. Ma nessun prezzo è troppo alto da pagare per il privilegio di appartenere a se stessi.» F. Nietzsche

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