08 Sep
08Sep

Quando assaggi la Solitudine il tuo corpo le tue espressioni cambiano non sei più in grado di verbalizzare le tue emozioni

Ho da poco lasciato mia sorella Eleonora alla stazione di Verona, lei è partita in direzione Merano per andare dalla sua amica Lena, io ho pianto come un agnello. Questo distacco mi ha provocato una ferita aperta, un senso di vuoto enorme che non so spiegare, forse perché delle volte nascondiamo a noi stessi le nostre paure, quella di rimanere solo, di partire per un viaggio che non ho realmente organizzato. Decido che non posso continuare a piangere dentro un parcheggio coperto sotto la stazione di Verona Porta Nuova, così prendo la cartina e cerco di orientarmi, voglio stare solo, se incontrerò qualcuno è perché ci sarà l'occasione giusta, non voglio forzare le cose. Lago di Garda, direzione Ovest,dormirò lì e poi l'indomani mi dirigerò verso Lugano per il Festival.

Inizio il mio "Deserto": in un digiuno di parole. Fino adesso ho sempre riempito la mia giornata di incontri con persone, di scambio e momenti molto importanti, adesso mi privo del mio benessere e cerco di capire che cosa sto facendo e perché? Ho scelto anche la direzione: Salò, adoro questo posto, è il titolo di uno dei miei film preferiti di PierPaolo Pasolini. Mi permetto di visitare tutti i luoghi che mi ricordano qualcosa, anche per caso, tutti quelli che incontro sul mio cammino. Chi mi vieta di poterlo fare?

Mentre viaggio verso il Lago, cerco di pensare a quello che sto facendo e quali sono le vere motivazioni che mi stanno portando qui, perché rendere pubblico un percorso di ricerca personale e intimo? La risposta è un po' particolare ma spero valida, io sono un ragazzo come tanti, ho solo l'esigenza di documentare un percorso, un nuovo percorso umano e lavorativo per me, se arrivo in fondo a tutto questo, credo servirà a tante persone che come me hanno attraversato o attraversano una difficile relazione con se stessi, a rimboccarsi le maniche e muoversi per uscire dalla propria confort-zone, dalle proprie certezze o vizzi per scoprire che tutto il mondo, tutte le persone che lo abitano chiedono la stessa identica cosa: amore e attenzione. Questo è il motivo per cui mi sto spostando di chilometro in chilometro, sto cercando di raccontare: "che cosa mi tocca il cuore".

Così pensando arrivo nei pressi di Salò, un'insegna mi conquista più di tutte le altre: il Negozio di patatine di Amica Chips, non posso non fermarmi, la curiosità mi ha sempre guidato e anche stavolta non posso far finta di niente. Entro e trovo Sabrina la proprietaria, entro subito in confidenza con lei, sarà l'unica persona con cui parlerò in tutta la giornata, rompo il mio "deserto", spero di trovare qualche dritta sulla possibilità di esibirmi in giro, invece, lei mi fa i complimenti per l'idea del mio progetto, e mi chiede se posso aiutarla a rientrare su Facebook (così potrà seguirmi). Sabrina è una signora di mezz'età che con grazie allo smartphone indaga le vite degli altri, ma come tutte le persone della sua generazione, fa difficoltà con la tecnologia. Mi da il suo cellulare e per aiutarla a entrare nel suo profilo mi fa vedere tutte le password dei suoi dispositivi. Mail, Facebook forse anche il pin della carta di credito, con la speranza di poter tornare a essere social. E' imbarazzante perché potrei entrare nella sua vita e "rubare" un po' di quello che le appartiene, ma chiaramente faccio finta di niente. Penso però quanto sia pericoloso rimanere vittima di questi raggiri. Mi viene in mente immediatamente mia madre... Sfortunatamente per Sabrina, la signora delle patatine, non sono in grado di aiutarla, ma lei come tutte le persone di quella generazione, mi fa sentire un po' come suo figlio e mi regala una busta di Amica Chips, dicendo: "prendi queste, sono le mie preferite" grazie Sabrina. Prendo il Westfalia mi fermo a un altro supermercato faccio spesa e trovo un posticino a due minuti dal lago, sarà li dove passerò la notte.                                                        me e Sabrina nel suo negozio con le patatine che mi ha regalato

Questo parcheggio sembra perfetto per preparare la mia prima cena, ma prima devo fare la diretta, è una diretta molto sentita, perché è la prima che faccio dal profilo di Kenitch il Pappagallo, ho deciso di spostare l'attenzione sulla mia pagina Facebook e non più sul profilo (meno visualizzazioni ma così è chiaro a tutti che l'identità di Filippo è diversa da quella del personaggio Kenitch), poi ho voglia di comunicare con qualcuno anche se so che nessuno risponderà, ed è così che mentre imbraccio la chitarra per intonare la prima canzone dedicandola a mia sorella, mi viene in mente di cantare un altro brano di Vasco Rossi, dedicandolo a Paola, la mia ex ragazza e fondatrice assieme a me degli Asini Bardasci, fra meno di 24h ore ci ritroveremo sul palcoscenico per la prima di Fratellino e Fratellina post Covid. Sono passati tanti giorni, quasi un anno da quando abbiamo rotto la relazione, la mia separazione con lei è stata davvero traumatica. Per molto tempo sono rimasto incastrato senza poter far niente per uscirne, un loop mentale, fatto di accuse e ricatti, ma adesso mi sento meglio, ho a lungo riflettuto sul male che ci siamo provocati a vicenda e penso che alla fine la vita possa sempre dare una seconda chance, nel mio caso la seconda chance è smettere di vederla solo come la persona che ha distrutto il mio sogno di creare una famiglia e considerarla la persona più importante con cui lavorare senza toglierle più la libertà di esprimersi in tutta se stessa. Così ingenuamente ho voluto rendere pubblica questa situazione su Facebook in diretta alle 20.30 e facendolo ho ironizzato sui fatti di questa separazione (per togliermi un dente avvelenato che mi mordeva sul collo da troppo tempo) cantandole: Colpa d'Alfredo ( si fa riferimento a un povero sfigato che ha perso l'amore della sua vita, perché lei se n'è andata con un'altro). Finisce la diretta, passo tutta la notte a scrivere il famoso articolo su Pensione Zanetti e Mattia (quello rimosso per aver scritto cose troppo intime e delicate della famiglia), mi addormento con il desiderio di passare una grande giornata, l'indomani, e invece...

Invece...la sveglia non è stata malvagia, Lago di Garda, bagno nel lago, esercizio fisico, articolo pubblicato, lancio sui miei social (Instagram, facebook e twitter), faccio colazione, sempre cucinata sul Westfalia. Adesso che fare? Tutta la mattina e seguente pomeriggio da dedicare a questo silenzio a questo "Deserto", a tratti volontario. Mi viene in mente D'Annunzio: Il Vittoriale, cavolo è lì vicino, a pochi chilometri da dove sono io. Voglio vedere la casa, la casa non si può vedere se non si è prenotato, le nuove regole dovute al Covid. Visito il giardino, ma inizia una sensazione strana a montarmi dentro, come il desiderio di non essere lì, tutto è meraviglioso, tutto è maestoso, penso a D'Annunzio a questa casa davanti al Lago di Garda, un paradiso nei primi del '900, penso a quanto fosse avanti in termini di modelli di vita: Futurista, purtroppo Fascista, Machista, Poeta, Scrittore, era un Aviatore un Conquistadores, un uomo totalmente schiavo e padrone della sua immagine: Edonista. Ha voluto fortemente più di ogni altro artista lasciare impressa la sua impronta, costruendo questa casa impero, dove sembra di entrare in un set hollywoodiano

Esco dal museo, provo a capire a che punto stanno del viaggio Paola e Fabio (il tecnico dello spettacolo), ma capisco che c'è qualcosa che non va, non sento un grande entusiasmo di comunicare, "a che ora arrivate?" dico, risposta: "ti facciamo sapere". Alle 18 più o meno scopro che per le 20 saranno a Milano, io per tutto il pomeriggio sono a pezzi, ho sonno, trovo un posto molto bello dove mangiare ma non riesco assolutamente a fare niente di più di stare li in silenzio e sentire la testa che mi bolle, cosa devo fare?? cosa farò!!??

Prima di partire per Milano decido di prendere un caffè, il primo della giornata, mentre scrivo due appunti sul viaggio vedo che la barista ha fatto attenzione al mio rito di girare la tazzina del caffè per leggere il fondo, di solito cerco le figure "E' un occhio" mi dice Jassna che è croata e vive da più di 20 anni in Italia, "L'occhio vuol dire: abilità psichiche, credere nelle proprie intuizioni, attenzione al mondo circostante, qualcuno ti osserva." E io per battuta gli dico avrò il "Malocchio"?? può essere risponde lei, e mi insegna come si toglie (vedere video sotto)

A questo punto sono sulla strada verso Milano oramai è chiaro, lo sento, Paola ha visto la diretta, se l'è presa. Ha ragione forse faceva solo ridere a me questa cosa, ironizzare sulla fine di un rapporto. Forse visto il mio carattere espansivo non mi è permesso di esagerare nel prendermi la libertà di dire pubblicamente quanto io abbia sofferto (magari non su Facebook). Vedo squillarmi il telefono, è Nicola di Pensione Zanetti, con un tono di voce molto perentorio, mi spiega che l'articolo è troppo per la loro emotività, non dovevo scrivere quelle cose pubblicamente (solito discorso di prima), io provo a spiegargli con calma che non c'è alcun riferimento a cose private loro ma sono i miei punti di vista. Giustamente non vuole sentire ragioni, lo toglierò, l'ho tolto.

Sono a Rho alle porte di Milano, Paola non se la sente di fare la diretta, entro in una profonda crisi sono sempre più in mezzo al Deserto di silenzio. Faccio i conti con me e mi sembra di camminare nel vuoto o nel nulla in mezzo a dune di sabbia che sono i miei pensieri. Come faccio a fare tutto questo rumore pur restando in silenzio? Arriviamo a Lugano, di nuovo un'altro lago, i nervi sono tesi, a fine serata ci confrontiamo, mi chiede: "Perché hai inventato Kenitch e parli sempre di quello che succede a te?"

Kenitch è un pappagallo, perciò ripete quello che gli viene detto (magari ripete più cose di un normale pappagallo...) ricerca nelle storie del passato per comprendere il presente e si proietta nel futuro con un viaggio verso le Isole Lofoten in spalla a Filippo Paolasini che è suo padrone e fa l'attore. L'obbiettivo è crescere e affrontare una volta per tutte il miracolo della vita che per lui è la scrittura di uno spettacolo e l'incontro con tutto ciò che è diverso da lui.

“Abbiamo tutti dentro un mondo di cose...come possiamo intenderci, se nelle parole ch'io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com'egli l'ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!”

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