23 Aug
23Aug

buca la ruota cambia la ruota

Il giorno del mio compleanno ho organizzato per la prima volta una festa, la mia prima festa di compleanno. Una festa un po' particolare perché a ognuno avevo chiesto di portare un ricordo di me e raccontarlo davanti  a tutti, non volevo nessun tipo di regalo, ma solo la condivisione di qualcosa di personale in mezzo agli altri. E' stato incredibile vedere, quanto necessariamente prendersi una responsabilità del genere comprometta tante cose del proprio ego, della propria persona, ma soprattutto di quella degli altri invitati. La festa è andata benissimo, nonostante che degli invitati nemmeno la metà è riuscita a esaudire la mia richiesta, e di quella metà solo le ragazze, nessun dei miei amici maschi, ha provato a farlo, tranne il coach Marco Levati. Quel giorno ho presentato la mia campagna di crowd-funding. 

Ho deciso di partire da qui per parlare della Filosofia di Kenitch proprio perché credo che questo esempio rappresenti in tutto e per tutto, il pensiero radicale di questo mio progetto, ovvero: creare scompiglio, confusione e riflessione. Spesso e volentieri viviamo dei cicli storici all'interno della nostra vita per cui è normale assecondare un pensiero o semplicemente uno stile di vita. Ma potenzialmente noi siamo corpi in grado di poter pensare e agire in moltissime sfaccettature e comportarci in base esse. E' innegabile che, qualora lo desiderassimo, noi saremmo in grado di poter essere o volere tutto, allora che cosa ci frena? Per molto tempo, ma ancora oggi, per me è stata la paura di rimanere solo, l'emarginazione sociale, il distacco dalle norme o dalle convenzioni che regolano il vivere di una persona all'interno di una comunità. Mi spiego meglio: se una società ha determinate convenzioni per vivere bene, se in essa, qualcuno manifesta un desiderio di esprimere altro, molto probabilmente c'è il rischio che venga ghettizzata, esclusa o che come nel mio caso debba prendersi la responsabilità di fare qualcosa di diverso trovando nel campo dell'arte la convenzione per potersi accettare e di conseguenza farlo accettare anche agli altri. 

L'Arte è tutti gli effetti un volano, un tramite, per poter rimanere attaccati con il bambino che è in noi. Ma quali e cosa sono i sacrifici che dobbiamo concedere all'arte stessa? Il primo di sicuro è essere un artista o meglio avere il talento che sostenga il tuo desiderio con la materializzazione nella pratica dei tuoi progetti. La seconda che tu possa vivere di questa arte: le economie necessarie per portare avanti la tua ricerca e ultimo ma di sicuro il più importante non perdere mai la luce che illumina, la vena creativa, il desiderio di svegliarsi e di pensare ancora di voler essere un artista, come nel mio caso un attore.

Quando è nato Kenìtch, ho da subito pensato che ci fosse bisogno di un progetto di una filosofia che lo guidasse, perché Kenìtch non è un artista di strada non può solo esibirsi in strada. Kenìtch non è neanche un attore per cui può recitare ovunque, qualora senta l'esigenza di farlo. Kenitch non è umano, ma è un Pappagallo, anche se per volare ha bisogno sempre di un corpo che lo porti da qualche parte. Lui parla una lingua che conoscono tutti ma che in pochi utilizzano per paura di essere giudicati: la lingua del Cuore. Kenitch crede fermamente che ognuno di noi ha qualcosa di artistico o un elemento di spicco che ci personalizza, e questa grande impronta sarebbe bello, di tanto in tanto, esibirla per ricordarci chi siamo. Kenìtch è semplicemente lo pseudonimo di me stesso che sta cercando un luogo, che in questo caso sarà il viaggio fino alle Isole Lofoten, dove mettere in discussione la propria arte per riprendere il volo con più determinazione e volontà, forzando negli altri la convinzione che provarci anche loro può aprire grandi spiragli per capire meglio ciò che ci circonda e come siamo fatti noi.

Ma come farlo?? Per questo viaggio mi sto prendendo il lusso di sperimentare una possibilità: ovvero la creazione in movimento di uno spettacolo che si materializzerà solo e unicamente alla fine di questa avventura. L'idea è cercare di incontrare più persone possibili durante il viaggio e chiedere a loro di condividere con me un pezzo della loro storia, fosse anche una canzone o una ninna nanna e provare a estrapolare assieme o io semplicemente una breve rappresentazione che identifichi chi mi sta davanti. Per Kenitch sarà la possibilità di aver immagazzinato "imparato a memoria" una cosa nuova, per chi lo subirà, mi auguro, la consapevolezza di che cosa può voler dire rendere artistico un momento della loro vita, grazie al mezzo teatrale. Alla fine di tutto questo percorso cosa mi rimarrà? Quante persone riuscirò a incontrare? Quante scenderanno a compromessi con questa mia idea? Quante volte dovrò cambiare idea prima di ottenere il mio risultato?? Di sicuro è certo che anche nel momento più difficile e delicato del viaggio, non mi fermerò e andrò avanti, perché il primo insegnamento della Filo-sofia di Kenitch dice: "Quando tu buca la ruota, cambia la ruota" non si sa perché ma sono tutti mezzi orientali questi insegnamenti e sembrano lo dicano sempre in cinese, bah aiuterà il brand ad avere più mercato!!!!


Occorre sbarazzarsi del cattivo gusto di voler andare d'accordo con tutti. Le cose grandi ai grandi, gli abissi ai profondi, le finezze ai sottili e le rarità ai rari. F.Nietzsche

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