24 Sep
24Sep

Una reliquia del museo nella cava di Zolfo di Essen

Il giorno in cui me ne sono andato da Berlino avevo deciso di incontrare la nipote di una carissima amica di famiglia: Donatella Angeletti. Nata dall'unione tra la sorella di Donatella e il papà di origini tedesche. Non è stato molto semplice mettere assieme questo incontro, ma quando Chiara, si chiama Chiara la nipote di Donatella, ha capito che avevo voglia di rivederla dopo più di vent'anni che non ci incontravamo, ci siamo subito organizzati. Mi aspetta in piazza Napoleone in centro a Essen, un'importante città a nord della Germania, mi consiglia di parcheggiare la macchina in un mega centro commerciale, così da non rischiare multe o limitazioni di traffico, quando mi consigliano qualcosa, la faccio sempre, mi fa sentire più tranquillo. Trovo subito il parcheggio prendo il ticket, scendo velocemente, sono in ritardo sull'appuntamento che c'eravamo dati, purtroppo il viaggio lungo e il traffico mi fanno ritardare di quasi un ora.

Arrivo in piazza, questo bar è gigante e faccio un po' di difficoltà a capire quale di queste ragazze tutte bionde e giovani possa essere la mia Chiara, sarà che sono vestito un po' eccentrico, sarà che mi muovo ai tavoli dicendo: “are you Chiara?” “Nein” “are you..” “Nein” e mi sento chiamare “Filippo!!” mi ha trovato lei. Eccola, non l'avrei mai riconosciuta, questa situazione è un concentrato di emozioni e imbarazzo, con lei c'è anche il suo fidanzato Sven un bel giovanotto tedesco. Rompo subito il ghiaccio ordinando una birra, e parliamo un po' di lei, di che cosa sta facendo, di che cosa ci ricordavamo a vicenda l'uno dell'altro, mi fa vedere una foto di quando era bambina e mi riviene immediatamente in mente quel periodo. Lei veramente poco più di una bambina io tredici anni, suo fratello Luca quasi mio coetaneo, il papà che non parlava per niente italiano e la sua mamma, bellissima, capelli nero corvino, molto magra e un sorriso e la sua voce profonda che ancora mi riviene in mente se ci penso. Purtroppo un brutto male, come a mio padre, l'ha portata via troppo presto, le faccio le mie più sentite condoglianze, sono parecchi anni oramai che se ne è andata, ma non c'eravamo più visti e ne sentiti. Anche se scopro che tutti gli anni lei passa da Montignano per salutare la nonna. Gli prometto che, Covid permettendo, la prossima volta che torna sarà mia ospite.

L'ostello avrei potuto dormire se non fosse che è chiuso

Continua la nostra chiacchierata, mi fa ridere perché parla un italiano buonissimo, ma ha queste cadute dialettali che si mescolano con l'accento tedesco tipo: “Adè me mancano ancora 3 anni prima di finì Università” sintomo di una lingua che parla solo esclusivamente con la nonna e la zia Donatella che tra l'altro è la Presidentessa della Sciabica, la compagnia di teatro dialettale dove ci recitava anche papà. Chiara è giovane ma un carisma, una forza che la fanno di gran lunga più matura dell'età che ha. Sta finendo gli studi in Giurisprudenza, intanto lavora, fa la postina e mi dice che non può far tardi proprio perché la mattina seguente avrebbe attaccato il turno presto, è così che facciamo un giro veloce per visitare il centro, mangio qualcosa che sono a digiuno dalla mattina e mi accompagnano verso il parcheggio. Ma il parcheggio è chiuso, non posso nemmeno entrare per dormire abusivamente dentro, e mi si prospetta una notte all'aperto. Sono un po' sconvolto, ma più per la stanchezza direi, mentre Chiara e il suo ragazzo sono proprio dispiaciuti e desolati, così si parlano tra di loro e mi invitano a dormire a casa a patto che alla mattina mi fossi svegliato presto assieme a loro: “E che problema c'è basta che non dormo in strada”. Così prendiamo la metropolitana e arriviamo in un altro quartiere di Essen dove vivono, mi fanno salire in casa loro, appena entro penso subito a Donatella, la zia, ci sono due bellissimi gatti che sono i veri padroni della casa, come da Doni. E' incredibile quanto riusciamo a prendere le sfumature caratteriali, le abitudini e i gusti dei nostri parenti. Mi fanno accomodare in sala, mi offrono il loro divano e appena entro vedo una foto di Chiara con la mamma, credo sia una delle ultime foto scattate assieme a lei. Restiamo un attimo in silenzio gli chiedo carta e penna, loro mi salutano e io inizio a scrivere così:


Storia di un amore scrivo stanotte

Quale lingua parla il mio cuore?

Se il sentimento più profondo dice il vero

dove resta attaccata l'immagine del tuo viso?

In quale frammento della memoria tu sei rimasta?

Cosa mi porto via di te?

Cosa vorrei portarmi via stasera?


E se andassimo tutti quanti al mare?

Che festa sarebbe, e se poi tutti quanti in montagna?

Di sicuro ci sarebbe da divertirsi

o forse: tutti quanti in una grande città

con i canti, i balli, le feste della sera.

Mangiamo fuori, ti va?

Una passeggiata...preferisci stare a casa?

che poi non pianifichiamo le cose,

ci scappa la mano, ci prende il pensiero...


E dove sei anima mia?

In un attimo i pensieri sono partiti rapidi

ma io sono rimasto fermo seduto, immobile

a contemplare assenze, mancanze, divergenze.

Futili casualità del destino ci impediscono di ritrovarci

eppure, tu lo sai che lo so, che poi tutti lo sanno,

fanno finta di non sapere,

solo così tu puoi sapere ancora... cosa?


Niente, mi manchi e non so dirtelo, mi confondo

non trovo parole nuove, vorrei solo ti fermassi

capissi, emozionandomi, vedendoti arrivare.

Sai che commozione, vuoi mettere la soddisfazione

di averti qui ogni tanto, mica sempre.

Mi basterebbero persino sei ore.

Il tempo necessario per risentire la tua sensazione


Mi diverto, ci siamo divertiti

sia in montagna che al mare

e quando chiudo gli occhi per provare anche io a riposare

sento i sogni tuoi ma che peccato non poterteli raccontare al mio fianco

mi accontento di qualche foto e di questi ricordi

che si allontanano nella mente, le proporzioni del corpo,

non mi dice più il vero e allora viva l'immaginazione

che mi porta dove non siamo stati, con la speranza che ovunque sei

un po come faccio io, mi porti sempre con te.


Per la cronaca la mattina dopo, una bella tazza di caffè italiano mi aspettava fumante, Chiara in tenuta da postina mi guida sicura verso la mia destinazione. Recupero la macchina, e decido di andare al museo della Zolfatara, un caldo boia, il sito post industriale è bellissimo, il museo è un ammasso di oggetti a caso che vale la pena solo visitarlo per l'aria condizionata. Basta, ciao Essen anche qui ho lasciato un'impronta del mio cammino.


“In mezzo a questo mare
cercherò di scoprire quale stella sei
Perché mi perderei se dovessi capire
che stanotte non ci sei.” Lucio Dalla La sera dei Miracoli

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