23 Sep
23Sep


Dopo la strana notte di Essen, prendo una decisione a tratti inaspettata, ho deciso di passare dal mio amico Dennis a Bruxelles, sta attraversando un periodo un po' particolare, è in fase di ultimazione della sua tesi di dottorato, ha passato tanti giorni sopra il pc a concludere il suo percorso di studio e intanto sta creando i presupposti per un'importante carriera accademica come professore. Ma Dennis è il famoso “kazako” con cui ho condiviso la grandissima avventura del tour Zurigo-Marzocca in bicicletta. La nostra amicizia è nata grazie alla sua fidanzata Carlotta, all'incirca undici anni fa, ma io e l'amico kazako cresciuto ad Hannover (solo della sua storia ci sarebbe da scrivere un capitolo a parte) ci siamo conosciuti, proprio a Bruxelles, sette anni fa nella loro vecchia casa, un bellissimo loft che dava su tutta Molenbeek-Saint-Jean, il quartiere ghetto di Bxl, che negli anni grazie alla gentrificazione, un processo di miglioramento sociale dei quartieri più densamente popolati, sta vivendo in questo ultimo periodo un grande fermento.

Lo chiamo e sono ancora in viaggio e gli dico: “Oh vedi che ho cambiato programma vengo a Bxl!” e lui “Bene Fratello! Ho organizzato un piccolo giro in bici sulle Fiandre, con amici con cui ogni tanto facciamo giri, vuoi venire?!”(immaginatevelo con un lieve accento russo). Gli rispondo: “a che ora?” e lui mi dice alle 18 più o meno, guardo il navigatore e praticamente l'orario d'arrivo stimato è alle 18, gli rispondo: “Ok, prepara tutto, mi spoglio, mi metto i tuoi vestiti da ciclista e ci sono!”. Ed è andata esattamente così, arrivo nel quartiere St.Gilles, molto più nobile di Molenbeek ed è un miracolo trovare parcheggio davanti al portone di casa, ma in questo viaggio ho capito che quando faccio qualcosa che è  giusto, lo capisco immediatamente, perché riesce tutto con grande facilità senza alcun problema. Scendo ed esce Dennis con una vecchia bici da corsa: Bianchi, mi vesto in un secondo mi faccio una foto e sono di nuovo in strada. La cosa che mi fa ridere è che è un mese che non vado più in bici e lo rifaccio assieme all'amico con cui ho diviso la grande avventura di Zurigo-Marzocca. Mi sento emozionato come quel primo giorno che per arrivare a  Chur ho bucato 4 volte di seguito. Mentre ho questi pensieri nella testa, sfrecciamo verso l'appuntamento, siamo un po' in ritardo, Dennis prende una curva stretta, lui è stato un corridore professionista, si muove come una libellula sulla bici, io un po' meno, difatti nel tentativo di prendere la stessa curva come lui, entro dentro una buca che è una voragine e neanche a farlo apposta buco davanti al gruppo che ci aspetta, presento subito le mie carte così: “Signori e signori il vecchio trucco della gomma forata!”

 

Dopo dieci minuti e l'aiuto fondamentale di Dennis, sono già tutto sporco, sudato e con il mio non perfetto inglese provo a presentarmi alla comitiva, sono quasi tutti stranieri, tranne Andrea che è un interprete romano, ma che vive da tantissimo a spasso per l'Europa e oramai si è stabilizzato a Bxl. La mia Bianchi non è sicuramente una monoposto da Formula Uno, ha tutto il sistema centrale dei pedali cigolante, ogni volta che mi metto in piedi sui pedali per rilanciare l'andatura, creo un rumore che fa un po' a cazzotti con il silenzio della campagna fiamminga, ma i ragazzi hanno capito che hanno a che fare con un osso duro, ogni volta che c'è una piccola cote ovvero: una salita breve ma spacca gamba, sono sempre dietro il capofila. In compenso tutti i componenti del gruppo hanno bici tutte in carbonio, super bilanciate e nuovissime, bici da grandi appassionati, ma di tutte mi colpisce una Orbea di un ragazzo belga che ha l'adesivo di Cingolani bici, mi avvicino e gli urlo in faccia una cosa simile a: “Ma cazzo, dove l'hai comprata sei venuto fino a Ostra (piccolo comune nella provincia di Ancona) per comperarla, ma sei matto, ma allora hai fatto il giro della Panoramica...” e lui: “Sorry”, mi son fatto prendere dall'eccitazione e gli parlavo in italiano, poi con calma mi son fatto capire, ed è anche per lui è stata una sorpresa. Lui la bici l'ha comperata in Belgio e non riusciva proprio a capacitarsi di come potesse essere arrivata lì, da così distante, in una nazione il Belgio, dove il culto della bicicletta è tanto sacro da credere più in Eddy Merx, il Cannibale (ex corridore belga vincitore di tutte le più importanti gare di ciclismo su strada), che in Dio.

Il giro che stiamo facendo è davvero notevole, la prima parte: un tracciato urbano, schiviamo macchine, motorini, camion e qualsiasi altro genere di oggetto che si trovi in strada, e tranne una macchina con a bordo un cafone, nessuno reclama per il nostro modo di girare per strada, siamo in undici e le strade spesso sono piccoline, ma nel nord Europa, proprio per la passione di cui scrivevo sopra, c'è un rispetto per le biciclette e annessi ciclisti che fa impallidire le mucche sacre dell'India. A Bruxelles, prima si rispetta il codice della strada per i ciclisti e poi per tutti gli altri, sono le macchine il problema, perché inquinano. Chi si muove con la bici, crea benessere per se e per la città e tutti lo sanno e chi è costretto a prendere la macchina sta in silenzio e aspetta il sacro movimento del ciclista. In una parola c'è rispetto.

Finalmente ci spostiamo verso le colline, ma il disagio per il pericolo di incastrarsi nei binari della tranvia si trasforma nella fatica di affrontare questi sali-scendi. Sarà che ho passato diversi giorni seduto, mi sembra di avere una gran gamba voglio strafare, così che dopo una trentina di chilometri su un falso piano metto il 54 nella moltiplica davanti e con un “rapportone” stile Indurain (altro corridore fortissimo spagnolo) mi metto a tirare e poi a tutta giù per la discesina. Non mi giro mai indietro, se ti giri vuol dire che non ne hai più e offri il fianco all'avversario, ma posso sentire il rumore, qualcuno mi ha seguito, ma resta a ruota, difatti stiamo girando in gruppo, il piacere di tirare è semplicemente legato al motivo di alzare il ritmo dell'andatura. 

Non l'avessi mai fatto, da lì è un apoteosi di scatti e contro scatti, allunghi, a trentacinque chilometri orari di media. Il giro è da poco più di cinquanta chilometri sul calar della notte. Fortuna per me c'è Dennis che mi segue come un falco, ha l'acqua, banane, e ogni tanto una spinta per non perdere il ritmo. Io pian piano mi spengo come una candela e rimpiango la forza di quello scatto iniziale. È notte viaggiamo in fila indiana, mi sembra di aver fatto uno di quei tapponi da oltre 100 chilometri che quotidianamente facevamo per riuscire ad arrivare in 8 giorni a Marzocca. Invece è solo che siamo andati fortissimo e ho perso un po' di quello smalto di 2 mesi fa. La vita sedentaria fa bene alla mente, ma non di certo al corpo. Arriviamo in un altro bellissimo quartiere della capitale: XL, ci salutiamo, il gruppo si è decimato, i più temerari dopo la grande fatica si concedono un paio di birre, io sono talmente sudato che non vedo l'ora di buttarmi in doccia. 

Mentre stiamo andando verso casa, riavvolgo il nastro di quelle due ore di bici e dentro di me mi dico: “Caspita, ma ti rendi conto con che facilità stai entrando dentro le vite degli altri, tre ore fa ero in coda sul furgone, dopo cinque ore di viaggio grazie all'amico Dennis mi sono catapultato in un giro in bici, come se fossi una persona che vive da sempre qui. Come se tutto questo vivere da nomade fosse la cosa più naturale del mondo per me. Come se il giorno in cui qualcuno ha desiderio di farmi vivere qualcosa di speciale, io sono sempre pronto a prenderne a piene mani”. Mi faccio una bella doccia, sono appagato ed esausto, nella diretta Fb, ho voglia di suonare le mie canzoni e faccio la mia solita scaletta: “Opinioni di una vegetariana – Binari – Tanti Baci”. Mentre io suono Dennis è a colloquio con un suo collega spagnolo per chiudere un bando di finanziamento per un nuovo progetto. Finiamo contemporaneamente. Usciamo e ci facciamo male con due porzioni di “Pommes frites” che non sono le nostre patatine fritte, ma le Signore Patatine Fritte: tre volte fritte in tre diversi stati di temperatura d'olio. Due birre e ci raccontiamo un po' di fatti nostri, vicende che ci accompagnano, oramai dopo tutto quello che abbiamo vissuto assieme, ci sentiamo come due vecchi lupi di mare, possiamo ridere e piangere quasi simultaneamente. I ricordi e i momenti felici come quello passato assieme in questa giornata iniziano ad essere tanti e ci lasciamo ad un lungo silenzio che poi è la notte, che poi è il sogno che coccola le nostre facce stanche, il nostro riposo. La bellezza è risvegliarsi e vedere che anche l'indomani c'è una nuova avventura, epica, da scrivere e poi raccontare, sempre.  

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