25 Sep
25Sep

Quando ho deciso di iniziare questo Diario, mi sono promesso sempre di dire la verità, non volevo romanzare qualcosa che già mi sembrava romantico di suo: andare in viaggio fino alle Lofoten per scrivere uno spettacolo, senza sapere veramente come ci si arriva e neanche dove realmente sia, mi sembra già un buon soggetto per un film. Quando poi gli interpreti, protagonisti o co-protagonisti che siano, si intersecano con magia e maestria assoluta, è chiaro che il famoso detto: “è uno scherzo del destino” credo sia nato proprio per questo viaggio. Ma vengo dunque alle note che mi portano a scrivere questa melodia che come titolo ha: Barbara Berti e le sue stelle. Danzatrice e coreografa, vincitrice dello scorso premio Scenario, bolognese ma berlinese di adozione, ha la grande capacità di creare situazioni al limite con il paradossale, eccentrica, sciamanica, visionaria e capace di far danzare i cani e non solo. Bau, lo spettacolo con cui ha vinto il prestigioso premio, mette in scena Pistacchio, un cane di piccola taglia, che i suoi padroni hanno deciso di darlo in adozione a Barbara tanto è stato l'afflato creato tra lei e il piccolo Chihuahua.

Passo da Berlino le scrivo, sono sei anni che non ci vediamo e ne sentiamo, ma tanto con lei è così, ci si vede e ci si perde ma ogni volta che ci rincontriamo è come si ci fossimo visti la sera prima. Si è fidanzata, fatto davvero strano per una tipa libera come lei, e mi dice che è a Berlino per un progetto con il suo nuovo Boy-friend, le dico che molto probabilmente potrei incontrarla visto che ho deciso di passare per Bxl. Ci organizziamo, dico a Dennis che incontriamo Baby verso le 15 del giorno dopo il bellissimo giro in bici sulle cote belga, lui sbianca. Ogni volta che la incontra succede qualcosa di memorabile (inteso come catastrofico). Lo convinco dicendo che sarà dentro una performance, quindi c'è solo da vedere.

Quando arriviamo all'appuntamento entriamo in un grande atrio di un palazzo in quartiere popolare di Bruxelles, con palloncini, bambini che giocano dappertutto musica afro-caraibica suonata da un personaggio che sembra uscito dalla ciurma dei Pirati del Capitano Uncino. Dennis mi dice: “Ma sei sicuro che è qua?” lo placo subito invitandolo a giocare a ping-pong, sto stravincendo, ma un tratto alzo gli occhi e mi vedo questa figura piccolina, mingherlina, mezzo danza, mezzo si muove facendo movimenti liberatori, come se scaricasse energia da qualche parte, è decisamente Barbara, è in super forma. Assieme a lei ci sono altri due ragazzi che immagino siano della sua crew. Perdo clamorosamente a ping-pong, oramai tutta la mia concentrazione è andata su quel folletto di Barbara, mi emoziona rivederla, le scatto un sacco di foto e la riprendo mentre fa le sue diagonali, mentre riempe spazi che solo lei percepisce o vede. Questo è il soggetto perfetto per chi come me cerca l'attimo fuggente in una foto. Baby è perennemente dentro questa un-confort zone, riesce sempre a mettersi in difficoltà, nel limbo tra rendere stucchevole e inutile la sua danza, e la genialità di chi ha un dono come quello della creatività ed è costretto a creare in continuazione. Questa energia fa si che mi metta anche io a suonare in mezzo a loro, il tutto è travolgente, in mezzo a questi bambini meravigliosi che suonano anche loro, ballano si arrampicano, sono bambini di tante etnie, tutti mescolati e uniti sullo stesso fazzoletto di terra. Tutta questa, apparente, grande festa di compleanno altro non è che il progetto artistico del suo ragazzo: Ezdra, un giovanissimo Cherubino nato in Belgio.

Sembra uscito dal film sulla tre giornate di Woodstock nel '68, lui è dentro il programma di finanziamento per giovani artisti fiamminghi e con i soldi che lo Stato eroga per la sua ricerca, lui organizza momenti come questo di scambio culturale, dove la musica e la danza sono modelli educativi per passare il messaggio dell'amore e della condivisione delle conoscenze di diverse culture. Ha poco più di 26 anni ma ha l'anima adulta e fa quello che io sto cercando di fare da 10 anni senza lo sforzo che serve in Italia, tutto questo durante il Corona Virus. Può anche sembrare la combriccola uscita dal libro di Peter Pan, ma tutti e quattro (c'è anche Miriam una ancor più giovane gitana, cresciuta nella Murcia spagnola) hanno talento da vendere

Decidiamo di rivederci anche per la sera nel parco del quartiere dove vive Dennis: ST.Gilles. Decido di portare la chitarra e la rumba che ne esce crea talmente tanto entusiasmo che sciogliamo la freddezza fiamminga. Siamo in un baretto nel bel mezzo del parco, quando iniziamo a suonare e cantare c'è ancora un timido sole sul fare del tramonto e parecchie persone attorno che bevono le famose birre belga. Facciamo più di 2 ore di musica senza mai fermarci, quando finiamo non c'è più nessuno è notte, anzi no, nell'oscurità si palesano due sagome sono due ragazze che rimaste ammaliate dal canto e le danze di Barbara e Co. decidono di rimanere con noi, ed è così che ancora a digiuno propongo di fare una buona pasta all'italiana tutti a casa di Dennis. Le due ragazze si chiamano Isabelle e Jana. Passiamo ancora qualche ora assieme, Miriam ci ha abbandonato quasi subito quando eravamo al bar, Barbara e Ezra sono distrutti e crollano dal sonno così offro a loro il mio giaciglio nel Volkswagen, e io dormo in casa, vado a letto felice, è stata una bella giornata e non è ancora successo niente, anche se poco prima di andare a letto, a Barbara è venuta la strana idea di andare al mare l'indomani.

Ecco qui il racconto si ferma, stavolta mi censuro da solo. Il racconto della giornata seguente è un telegramma che scrivo alla mia comunità di chi legge questo Diario, perché delle volte la fantasia supera di gran lunga la verità rendendola più vera del reale e poi certe emozioni si vivono solo stando in viaggio, quindi cosa aspettate, armate i bagagli e partite. Viaggiare è l'unico modo di crescere.

Telegramma alla comunità dei Pappagalli fedeli al diario di Kenitch

partenza destinazione: spiaggia olandese – la ciurma di Peter Pan più me e Dennis – arrivo sul mare del Nord – ballo liberatorio – Barbara Berti coreografa – pranzo: trangugiare filetti di Baccalà fritto – specialità – accompagnare veloce Dennis per un treno – destinazione Rotterdam – restiamo in quattro – spesa per mangiare qualcosa dopo – la Ciurma ci sposta in parcheggio fuori centro abitato – tramonto sul mare – coperte chitarra – notte – stelle che si muovono come satelliti impazziti – navi che sembrano draghi giganti fluorescenti che navigano a pochi metri dalla riva – Vedo giallo e nero e un serpente dentro di me – cena calda è quasi l'alba – Dormire.

Il mattino dopo viene a bussare un signore anziano che sembra uscito da un film di Sergio Leone, chiede del ticket per il parcheggio, io gli parlo del mio progetto e lo invito per un caffè italiano (cosa che in futuro farò spesso per creare socialità con gli sconosciuti), lui mi apre le porte del suo camper conosco sua moglie, sono tutti e due bavaresi, vedo arrivare anche gli altri “bimbi sperduti” che nel frattempo sono andati a farsi un tuffo al mare. Davanti al camper suoniamo e di nuovo i ragazzi si mettono a ballare, il buon uomo ha una fisarmonica uguale a quella di Gerardo l'amico di vecchia data di mio papà, suoniamo e le sue note si intrecciano perfettamente con le mie melodie come se avessimo sempre suonato assieme. E' una festa che celebra questa due giorni assieme all'amica Barbara e le sue stelle, ogni volta brillano di una luce diversa, ogni volta sempre interessante e curiosa il nostro rincontro, chissà quanto passerà prima che rivedrò la mia Topi.


venerdì 18 aprile ore 10.30, piccolo paese non identificato sulla costa a sud dell'Olanda

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