24 Oct
24Oct

nota al testo: è un racconto concatenato, può essere faticoso comprendere se non avete letto tutto il diario del viaggio e soprattutto se non vi immedesimate nella doppia polarità di scrivere a distanza di tempo unendo il passato con il qui ed ora. A volta la realtà è tanto difficile da spiegare

E' più di un anno che rimando questo appuntamento, sono consapevole che non chiudere i cerchi, lasciare la biancheria sullo stendino, il tubetto del dentifricio aperto, vuol dire attendere che qualcosa cambi, che ci si svegli dal sogno e tutto torni esattamente dove avrei voluto fare qualcosa di diverso. Non avrei dovuto accettare un aiuto, i consigli, la fiducia, tornare indietro... tornare indietro non si può, così racconterò per filo e per segno i fatti così come sono andati, per come me li ricordo, per come finalmente io riesca a verbalizzarli.

Partiamo dal 2 dicembre del 2020
il viaggio è finito da circa 40 giorni sono tornato a casa, sano e salvo, ma qualcosa in me è cambiato definitivamente, mi sono spinto davvero troppo oltre: ho creato una grande aspettativa, un grande viaggio solo per distaccarmi dall'amore della mia vita, tutti i sogni infranti, avevo intimamente nel mio cuore il desiderio di arrivare fino alla cima del “monte” e ritrovare mio padre, speravo nella sua voce, un consiglio, qualcosa per superare questo dolore e infine tornare a nuova vita, tornare a casa, Serena che mi aspetta trepidante a casa, quel fottuto buco di merda dove ero stato con Paola, soffrendo le pene dell'Inferno. Eppure è solo l'inizio di un periodo che segnerà definitivamente la mia vita...
 Ma torniamo in Norvegia, sono arrivato a casa di Luca è il 28 Settembre 2020, sono obbligato ad aspettare un paio di giorni a Bergen, se riceverò una chiamata, dovrò rimanere altri giorni lì in quarantena, se nessuno chiama me ne posso andare tranquillamente verso le Lofoten, a questo punto scopro che Luca ha lo stesso mio sogno, in realtà lui ci ha persino provato con un suo amico che era partito da Genova, arrivato a Bergen, caricato Luca ma per via delle avverse condizioni meteo, dovettero rinunciare e tornare indietro. Luca inizia a dirmi che vuole a tutti costi riprovarci, solo che ha avuto un operazione ad un ginocchio da meno di una settimana, quando a me aveva detto che erano passate due settimane (la prima di una serie di bugie che condizioneranno tantissimo questa storia), ha una grande forza di volontà, è testardo e questa cosa mi commuove e conquista. Luca vive in una casa dove nessuno saluta, nessuno parla con nessuno, dove c'è un lungo corridoio, un bagno, una cucina, tante stanze chiuse con persone dentro che non esistono, fuori ha una sorta di giardino che insiste nel voler sistemare, anche in quelle condizioni fisiche, gli do una mano, vuole costruire una serra e un area relax dove poter accendere un piccolo fuoco all'aria aperta. Luca è un vulcano, in realtà è solo un “bambino sperduto” (cit.Peter Pan) vive da qualche anno in Norvegia dopo aver raccolto solo problemi in giro per l'Italia e poi in Europa, ma arriverò a parlare in dettaglio di chi sia Luca. Oltre questi sogni legittimi di costruirsi un luogo che possa farti sentire “a casa”, Luca coltiva, nel vero senso della parola, due piccole piante di Marijuana e in più è un via vai di persone che si servono da lui, insomma è un piccolo pusher, in realtà sarebbe un cuoco, ma il problema fisico lo ha portato ad adattarsi ad un lavoro più “sedentario”. Non potevo immaginare tutto questo, ogni incontro fatto è stata una sorpresa, chiaro non mi spaventa, ho sempre fatto uso di sostanze leggere per divertimento e a quel punto del viaggio ho bisogno di rilassarmi anche io, passo due giorni fumando e aspettando e conoscendo meglio Luca. Luca è un ragazzo poco più piccolo di me, che si sente solo e abbandonato, ha una famiglia che vive in Italia, sua sorella è la nuova coinquilina di Paola (la mia ex), si chiama Ludovica lei sta seguendo questo viaggio dall'inizio ed è stata lei a propormi questo aiuto, onestamente mi ha detto anche di stare attento a lui che è un tipo strano, per varie questioni familiari non si sentono da un po', a me sembra tutto, tranne strano, mi sembra solo triste e solo.

 

Ritorno ai giorni in cui avrei dovuto concludere il Diario di Kenitch. Sto pensando a come concludere questa storia, ho raccolto troppe emozioni, sono di nuovo successe troppe cose legate al mio passato, penso di aver fatto un caos totale e ogni giorno mi sento sempre più mancare l'aria. Ho di nuovo l'esigenza di mandare tutto a cagare, di rovinare tutto quello per cui con molta fatica ho costruito. Serena vive con me ed ha sempre un piede tra la porta d'uscita e quella d'entrata, ma aspetta un mio segno d'amore, Paola vive a Brighton in UK ma abbiamo deciso di continuare a collaborare nel progetto artistico: Asini Bardasci ma distanti, io dentro sto morendo, non voglio vivere così, ma ho bisogno di portare avanti quello per cui mi sono battuto per più di quattro anni, mi sento come Sisifo con il Mondo sulle spalle e a volte come Caronte che trascina la sua vita e quella degli altri verso l'incertezza di un Oceano aperto in pieno inverno. Sto male ma voglio andare avanti e non fermarmi, così decido che scriverò lo spettacolo su Kenitch, sarà la mia indipendenza progettuale ed emotiva. Questo porterà ad avere un rapporto con Serena sempre più forte, mi staccherò da Paola, gli Asini possono morire e io andrò via da quella casa dove abbiamo vissuto assieme, ne troveremo un'altra io e Serena, grande, bella, dove sia possibile avere un cane, tenere un pianoforte, organizzare feste, avere tanti amici e poi partire presto con il Westfalia e andare di nuovo da qualche parte, Serena esaudirà il suo sogno di diventare illustratrice e io finalmente mi riprenderò quello che mi è stato tolto, la dignità di artista, la mia qualità e il vivere felice, avere una famiglia...

Luca si sveglia anche di notte per farsi le sue cannette, dice che lo fa per il dolore del ginocchio operato, in realtà ne è davvero dipendente. A qualsiasi ora, può ricevere qualche ragazzo che gli chiede un po' di “erba”. Sono passati due giorni da quando sono arrivato e non abbiamo fatto un granché se non parlare... Luca parla e mi racconta tutto quello che ha vissuto nella sua vita, io sono svuotato e sento una sorta di aria di sconfitta crescere minuto dopo minuto, mi corrisponde, succede sempre così. All'inizio sembra tutto semplice: spostare montagne, risolvere problemi, compiere imprese impossibili solo da pensare e poi quando vedo la luce, non capisco che ci sto a fare, non me la sento e rimangono le mutande sullo stendino eccetera, eccetera. Il viaggio fino a quel momento è stato incredibile, ma intimamente capisco che manca qualcosa, ci vuole un grande finale che rilanci questa avventura, il colpo di teatro. Ed ecco che arriva...

Il secondo tragico lock-down, arriva proprio nel momento in cui sto per spiccare il volo, è una mazzata a cui non ero pronto. Questa volta lo faccio a casa con Seri, non è impossibile come il primo che ci vietavano persino di mettere il naso fuori, ma stavolta non ho entusiasmo, dovrei allenarmi, sono ingrassato, non mi piaccio, ho una ex dall'altra parte del computer che mi provoca solo stress, passo ore e ore al pc e Serena è in casa che cerca ispirazione per chiudere un progetto. Io non ho più niente da dire, sembrano distanti le dirette Facebook quotidiane in cui raccontavo il mio viaggio in Westfalia con gli occhi gonfi di stupore. Ho ben due progetti teatrali, uno degli Asini (la mia compagnia), uno come scritturato, per via del Covid si stanno trasformando in spettacoli on-line, non mi convincono, non mi corrispondono, ma vivendo nelle Marche credo che io debba fare di tutto per lavorare e far conoscere il mio valore. Giorno dopo giorno come una tortura cinese, si sta rompendo un meccanismo e mi sembra tutto così pesante che ritorno ad avere scatti di ira,sono di nuovo nella modalità violenta. Devo lasciare casa a Fano, voglio lasciarla, il proprietario mi ha chiesto se volevo rimanere e in preda al mio ego, gli ho detto che non mi interessava più stare lì, volevo una nuova casa con Serena, ma lei è totalmente rapita dalla paura di sbagliare e non la troviamo e si avvicina sempre di più la data della fine del contratto e c'è il lock-down e nuovi inquilini che vogliono entrare. È il caos ma finalmente trovo una svolta...

la notte di Simba



Luca oltre a propormi di accompagnarmi alle Lofoten, è pronto a chiudere con quella vita fatta di “erba” e solitudine, e tornare con me in Italia. Vuole ritornare per risistemare i suoi conti in sospeso, riabbracciare la mamma, sua sorella e togliersi di dosso l'etichetta di bad-boy che si trascina da troppo tempo dietro. Ha una storia che lo tormenta e lo tiene lontano dall'Italia, di quelle che ti cambiano la vita: una notte salendo su un autobus, ha avuto una discussione con un anziano il quale non voleva che Luca salisse sull'autobus con la sua bicicletta, i due si sono azzuffati e Luca poi se n'è andato, poco dopo l'anziano sentendosi svenire si è accasciato, hanno chiamato i soccorsi, tre giorni in terapia intensiva e poi è morto, il primo processo, la condanna patteggiata a due o tre anni (non ricordo) e l'esilio per non scontare la pena in carcere. Mi racconta questa storia e sono shockato, nel frattempo ha caricato tutte le sue cose nel mio furgone, sta letteralmente traslocando e abbiamo deciso di partire, il furgone è pieno di oggetti e vestiti. Gli ordino di non portarsi droghe con se, insiste che pochi grammi non sono un problema, vende tutto il resto, con quei soldi mi aiuterà a dividere le spese del viaggio. Impartisce disposizioni a un suo amico di far si che le sue due piante di “Maria” non muoiano e quando saranno pronte dividerà il guadagno equamente. Ha un motorino a pedali, per un attimo pensa che possiamo portarlo con noi in Italia, fortunatamente non entra dentro l'abitacolo del Westfalia, ed è così che la mattina del 30 settembre 2020 partiamo alla volta delle Isole Lofoten, sembra un sogno.

Il desiderio di trovare una casa adatta a tutti e due si materializza a Marzocca dove sono nato e cresciuto. Ho scoperto che c'è una casa in affitto che rispecchia esattamente quello che ho sempre desiderato: grande, nuova, parquet a terra, un grande salone, la cucina a “isola” due balconi che danno sul mare e la possibilità di avere un piccolo animale in casa. Anche Serena sembra abbastanza contenta, ma non è più felice, purtroppo Paola è sempre più presente nella nostra vita di coppia, siamo alla fine di dicembre, sto lavorando di nuovo tutti i giorni per gli Asini e per l'altro progetto, non dedico neanche più un minuto a Kenitch, ho perso un concorso importante che poteva aiutarmi a trasformare questo progetto scritto in uno spettacolo. Ho il presentimento che l'inizio del 2021, seppellirà ogni speranza per il mio progetto, per via della pandemia dobbiamo girare un film per HOME_let, io e Paola passeremo molti giorni assieme. Faccio il duro e credo di dimostrare di avere la situazione sotto controllo ma so bene che ancora la questione non è risolta. Fingo perché ho bisogno di fiducia, voglio che Serena si fidi di me e del coraggio che ho di costruire una nuova vita con lei, ma tutto piano piano inizia a naufragare. Tutto ha inizio poco prima di Natale, sono giorni che c'è tensione tra me e Sere, così propongo di fare l'albero di Natale per passare un momento di “calore” assieme, voglio rompere questo clima di tensione con un po' di tradizione, qualche disco natalizio, un momento per noi e poi ho in mente di invitare i miei amici di Marzocca da me, sono un po' di giorni che cerco la loro complicità, ho voglia di tornare a vivere a Marzocca e so che loro sono amici di cui mi posso fidare, ma questa cosa non va molto a genio a Serena, si sente di nuovo messa in secondo piano e non capisce che invece è tutto un piano per farla sentire a suo agio in una “terra straniera”. Andiamo a comperare l'albero e abbiamo una discussione, molto accesa, volano le mani, ci facciamo male più dentro che fuori, sembra l'ennesima sconfitta della mia vita, di nuovo una scena di violenza, sono il mio leit-motive, come se tutte quelle già vissute prima subite (le famose mani addosso correttive) e poi quelle a mia volta inflitte, per impormi sulle discussioni, non siano servite abbastanza per saper dire basta e allontanarsi, quando le cose non vanno bene...

All'inizio del viaggio verso la Lapponia, siamo entusiasti, passiamo i primi due giorni a guidare e fare foto, ad emozionarci delle meraviglie che tutta la Norvegia può donarci, tutto è uno spettacolo della Natura. La prima notte andiamo a dormire in una casetta di legno davanti ad un lago, sento di nuovo l'entusiasmo della partenza, voglio arrivare alle Lofoten e dormire in una Rorbu la tipica abitazione utilizzata dai pescatori norvegesi, particolarmente diffusa e caratteristica sulle isole. Luca sembra condividere tutto con molto entusiasmo, e ci divertiamo, cantiamo, siamo all'unisono, arriviamo a Bodo e decidiamo di prendere il traghetto che ci porterà prima sull'isola di Værøy, dormiremo due notti lì e poi finalmente l'approdo a Moskenes ovvero la parte più a Sud in territorio isole Lofoten. Arriviamo sulla piccolissima isola a tarda notte, un vento fortissimo fa sbandare il furgone da una parte all'altra. Ho un applicazione sul cellulare che mi permette di trovare dei posti dove dormire liberi: parcheggi attrezzati, posti con vedute mozzafiato, senza bisogno di rivolgersi a Hotel o campeggi. Sembra incredibile ma questa app dice che c'è un aeroporto su questa isoletta e vicino ad esso c'è un parcheggio con un bagno. La notte senza luna in Norvegia è una coltre nera che nasconde tutto, ci sono pochissime strade e ai lati di esse, piccole abitazioni con fievoli luci accese, c'è un aria di mistero e magia che serpeggia in questi luoghi, tutto sembra più schiacciato e ci si perde nel contemplare i lunghi panorami fatti di mare e sogni ad occhi aperti. Uno di questi è il mio desiderio di entrerare in contatto con qualche abitante delle Lofoten, sembra davvero impossibile, comunicare con loro, un po' il Covid, un po' il nostro viaggio “non organizzato”, appaiono tutti diffidenti e poco propensi allo straniero. Arriviamo a percorrere una strada buia con un monte a fianco e non c'è anima viva, le luci illuminano un cartello, siamo entrati non so come sulla pista d'atterraggio degli aeroplani,ci spaventiamo a morte, anche se ripensandoci non atterrà un aereo lì da più di vent'anni. Riusciamo comunque a trovare una strada che ci porta dritto dritto dove l'applicazione ci aveva consigliato di andare. Con nostra grande sorpresa scopriamo che ci sono altre forme di vita in questo parcheggio: due ragazze che nel bel mezzo di una tormenta di vento stanno tranquillamente sorseggiando un tea con un piccolo fornello ad alcool acceso, sembra l'occasione perfetta per poter scambiare due parole con due persone dopo giorni di dialogo solo con Luca. Scendo rapidamente dal mezzo e vado a conoscerle, chiedo qualche info e spiego chi siamo mentre Luca intanto si sistema dentro il furgone. Con il mio inglese scolastico gli dico che sono un attore e che sto facendo un viaggio e Luca è un pazzo che vive in Norvegia e vuole tornare con me in Italia, le ragazze ridono e sembra aspettarci una piacevole serata, nonostante la temperatura glaciale. Il vento, che tira fortissimo, spinge le mie frasi sgrammaticate in direzione del furgone che è parcheggiato a qualche metro da dove sono le ragazze. Luca sente questa mia presentazione di lui e va su tutte le furie, mi accusa di averlo trattato come un deficiente, prima fa una scenata davanti a me e io rimango basito e poi decide di andarsene a letto, senza nemmeno incontrare le ragazze. Da quel momento nulla sarà più come prima...

il saluto alle Lofoten



Serena nonostante la lite decide di accettare la mia proposta di far venire i miei amici e mia sorella a casa, siamo totalmente provati dalla situazione che si è creata, lei va persino a fare la spesa, non è la prima volta che mi capita di arrivare alle mani con una compagna, anche con Paola era successo e mi sento completamente svuotato, è la prima volta con Serena. Intimamente so che mi sono liberato di un'angoscia, realmente capisco che è l'inizio del count-down verso la fine. Il giorno dopo facciamo l'albero e sembra una giornata bellissima, poi arriva la conferma della casa di Marzocca, i primi giorni dell'anno ce ne andremo da Fano, anche se Seri ha iniziato a frequentare vicino a dove viviamo un corso di pittura e passa ore e ore in questo atelier. Ho la sensazione che questa cosa di avere casa a Marzocca sia più un'angoscia per lei che una chance di vivere assieme felici. Passiamo il capodanno da soli, cuciniamo un cenone da ristorante, pesce, mangiamo e Serena si addormenta guardando Sampa: la serie tv su San Patrignano e Muccioli, quando la mezzanotte arriva lei dorme, la sveglio, a malapena ci diamo un bacio e si riaddormenta. Cosa succederà in questo 2021, nel 2020 ho cambiato pelle, mi sono trasformato, ho vissuto per un sogno che non riesco a trasformare in realtà, volevo scrivere uno spettacolo su questa avventura delle Lofoten e adesso... mi sento mangiare dall'ansia, soffro e non so stare solo, ho bisogno di Serena, Paola non se ne va dalla mia vita o forse non riesco io a mandarla via, vorrei scappare ma non so perché ma sopratutto da chi. Iniziamo il 2021 organizzando il trasloco e tinteggiando la nuova casa, ci sono tantissime cose da fare per organizzare una nuova vita e devo fare due spettacoli. Dov'è l'uscita di sicurezza?

Quando il giorno dopo ci svegliamo, ci rendiamo conto che abbiamo parcheggiato davanti ad uno degli spettacoli della natura più belli che io abbia mai visto. Un golfo con scogliere che ti permettono di camminare sul mare, il mare è spettacolare, mai vista una cosa del genere. La litigata della sera prima sembra solo un ricordo, anzi Luca mi chiede persino scusa, io sono felice e decido di invitare le ragazze conosciute la sera prima a fare una colazione dentro il Westfalia. Luca ritrova la sua vera passione di cuoco e in poco spazio organizza un ottima colazione oltre a rovesciare una moca piena di caffè sulla tappezzeria, ci sta, fa parte del gioco, le cose succedono solo a chi le fa. Strappiamo persino un appuntamento per il pomeriggio, le ragazze norvegesi ci invitano a una bella camminata per visitare un paese fantasma che dicono sia nato a grazie a degli italiani naufragati nei primi dell'800, in questo posto perduto da Dio, ci spiegano, da quando non hanno più avuto l'elettricità gli abitanti se ne sono andati, lo hanno abbandonato e ora è solo uno scheletro di vecchi negozi e qualche abitazione. L'invito è allettante, Luca ritrova il sorriso, ci raccontano anche che l'Isola dove siamo è famosa per la produzione dello Stock-fish e che si possono comperare i pesci essiccati anche nella fabbrica direttamente dove li confezionano. Decidiamo di muoverci accettando di ri-vederci nel pomeriggio per fare questa escursione. Prendiamo il mezzo e a passo d'uomo curiosiamo per la piccola isola. Vedo un bellissimo cimitero davanti a questo mare struggente e penso che vorrei essere sepolto lì, come un eroe morto in mare, solo una lapide e niente corpo, in mezzo a tanti Larsen e altri cognomi con strani accenti o punti sulle vocali.

La tensione cresce giorno dopo giorno, il 2021 nasce sotto una stella strana, sembra che tutto si smonti, come un castello di sabbia, tutto il mio ego si sbriciola e i cocci in frantumi li raccoglie solo Serena. Sono spaventato dall'idea che io stia creando un altro rapporto esclusivo, mi sento soffocare e non vedo il dolore che provoco in lei, passo troppo tempo ad aiutare la mia ex che crede di essere in grado di portare a casa la nave. Avrebbe dovuto consegnare il copione dello spettacolo HOME_let già un mese prima e fa di tutto perché io l'aiuti, la corregga, le trovi delle scorciatoie perché i suoi grandi voli pindarici atterrino nel pragmatico. Questo mi tormenta, mi porta via tempo e vedo tutta la mia ambizione di artista indipendente e autosufficiente, relegata sempre più al lumicino, ergo Kenitch è oramai una chimera, è rimasto intrappolato in qualche insenatura delle Lofoten e chissà se tornerà.

La visita alla fabbrica di Stoccafissi è una comica incredibile, l'ultimo grande momento di convivialità tra me e Luca. Ci aspettano due “Sarnagiotti” (termine dialettale delle mie parti per dire di persone poco sveglie) che tipo catena di montaggio annusano e puliscono pesci essiccati, chiedo di poter filmare lo stoccaggio e mi rendo conto che mentre siamo lì a promuovere il made in Norway che arriverà sulle nostre tavole, c'è uno dei due “Sarnagiotti” che mette il suo naso in tutte le bocche di questi pesci per sentire se sono buoni o da scartare, alla faccia del Covid-19. Compriamo un paio di questi pesci, voglio fare il Natale in famiglia sentendo il profumo del Mare del Nord. Costano tantissimo, circa sessanta euro l'uno e in questa fabbrica ce ne sono ammassati migliaia e migliaia. É un vera e propria Miniera d'oro...allora i “Sarnagiotti” non sono così stupidi come credevo.

Sono sconvolto, abitiamo da neanche un mese a Marzocca e sento di non avere più forze, ci sono state ancora un paio di situazioni tese, Serena cerca lo scontro, è come se anche lei volesse svegliarsi da un sogno durato poco meno di un anno, a un certo punto avevo pensato di portarla con me fino alle Lofoten, lei si era organizzata, aveva preso tutto con sé e poco prima di partire non me la sono sentita, avevo troppo desiderio di farlo da solo questo viaggio, ma avevo giocato sporco, mi ero emozionato nel vedere quei suoi occhi desiderosi di vedere il mondo, di conquistarlo assieme a me e invece....

Sto passando gli ultimi giorni del mio incredibile viaggio con un ragazzo che se non fosse per la mia ex non avrei mai incontrato, ero di nuovo dentro questo limbo, fatto di continue cicatrici e ferite che provavo a guarire ferendomi di nuovo. Stiamo per prendere il traghetto, sorvolo sulla passeggiata con le due “Vichinghe norvegesi” un trekking pericolosissimo, e Luca in vena di conquista aveva deciso di farlo con una gamba rigida e due stampelle. Fortunatamente dopo neanche un ora di cammino decidiamo di fermarci e facciamo merenda in un posto incantato, peccato non essere andato con le ragazze fino alla città fantasma. Il mio compagno di viaggio inizia a manifestare segni di insofferenza, quel poco d'erba che c'eravamo portati per le Isole, se l'è praticamente fumata tutta da solo, e l'ha finita, inizia a scaldarsi a innervosirsi, sono almeno 4 giorni che viviamo come dei selvaggi senza nemmeno farci una doccia, troviamo un bagno super attrezzato, vicino al porto e prima di imbarcarci, decido di prendermi del tempo per me e rilassarmi. Neanche dopo 5 minuti di solitudine, sento Luca che sbatte violentemente in maniera ripetuta il portellone del furgone, mi sale una rabbia che non mi fa vedere più niente, sono giorni che sopporto questo bambino che si lamenta di tutti quelli che l'hanno trattato male, fa la vittima e sostiene di essere un bravo ragazzo anche se tutti lo considerano un criminale, in ogni paese in cui è stato ha avuto un problema con la legge, ma non è mai veramente colpa sua, ha multe da pagare, processi in corso che aspettano un giudizio o più semplicemente una pena da scontare in carcere, l'avvocato che non vuole sentirlo, la madre al telefono che lo chiama e lui piange e le dice che sta tornando, sono più di tre anni che non rivede la sua famiglia, ho sentito con le mie orecchie la voce di lei dirgli chiaramente: “non tornare, non ti vogliamo, stai lontano da noi, fai solo danni!”, esco dal bagno come una furia, ho tutti questi pensieri in testa, lo prendo per il colletto della maglia e lo alzo come un manifesto e gli ripeto urlando: “Che cazzo stai facendo!? Che cazzo stai facendo!?” Urlo tutto il mio dolore di essermelo portato con me di non essermi reso conto che non era di lui che avevo bisogno, ma stavo cercando mio padre in cima al mondo, la mia famiglia che è esplosa, la mia ex che vorrei avere qui o che magari potesse morire in quell'istante, Serena che mi aspetta e non sa prendere una decisione e comunque farebbe qualsiasi cosa per me, le mie ambizioni, il mio lavoro che non mi cerca nessuno, che non gliene frega un cazzo a nessuno di Filippo Paolasini da Senigallia!

Una mattina ci fu una violenta lite, Serena tira la moca piena di caffè sul muro, a differenza di quella che cadde a Luca nel Westfalia questa cosa non doveva succedere non è successo per sbaglio, mi scaglio su di lei, la sollevo da terra, le esce del sangue dal naso, le ho fatto male, qualche giorno dopo, prepara i suoi bagagli e se ne va.

Luca è sconvolto io sono distrutto ma il demone è finalmente uscito, lui mi dice che è pronto a partire di nuovo verso Bergen, non tornerà con me in Italia, so benissimo che è una decisione che ha preso da giorni ma non voglio discutere e accetto, non me ne frega un cazzo di fare da “crocerossina” a un coglione, so di aver fallito, la mia avventura non sarà più la stessa, prendiamo il traghetto e finalmente arriviamo alle Lofoten, ci aspettano ancora 4 giorni assieme. Scosso dalla situazione decido di staccare le comunicazioni con i social e tutte le persone che mi seguono, non farò più le dirette per raccontare dal vivo cosa vedono i miei occhi, da una parte credo sia giusto non svelare a tutti cosa sia questo Paradiso naturale, dall'altra mi sento come il parente di un morto prima del funerale. Io e Luca siamo molto distanti ma lo spettacolo davanti a noi è talmente ricco di cose da vedere che paradossalmente viviamo in un armonia che è equilibrio perfetto, dentro mi sento morire, fuori tutto è resurrezione, la giriamo tutta, nel punto più a Nord, una sera che ci concediamo un air-b&b vedo pure l'aurora boreale, è un emozione strana, gli isolani la chiamano la Signora, la umanizzano tanto è incredibile come fenomeno naturale, nuvole verdi che fluttuano nel cielo nel buio della notte. I miei ricordi più importanti che sono i seguenti:

1) aver camminato su una spiaggia sconfinata per ore nel freddo pungente della notte, nell'attesa di un segno da parte di mio padre che un po' come Mufasa con Simba (nel film il Re Leone) mi indicasse quale fosse il mio cammino per diventare grande e sapercela fare senza di lui. Risultato: ho preso solo freddo, ma quel posto me lo porterò per sempre nel mio cuore e nella mente
2) Un giorno mentre guido verso il sud delle Lofoten, decido improvvisamente di girare a destra su una stradina secondaria, neanche segnalata nella mappa e scopriamo di essere arrivati nel piccolo golfo di Artur un artigiano che fa piccole lavorazioni in legno, che vive in una casa museo costruita da lui, faccio incidere le iniziali di Eleonora (mia sorella), Laura (mia cugina) e Serena su 3 pesci di legno che diventeranno 3 portachiavi, passiamo tantissimo tempo con lui a raccontare del viaggio della sua vita, gli chiedo se per caso ha un maglione originale fatto dai lapponi, lui mi invita a casa sua, compro direttamente il suo e per riconoscenza ci fa conoscere la sua famiglia, ci fa ascoltare un video di sua figlia che canta e io con la mia chitarra gli faccio ascoltare le canzoni del mare di mio padre, è un momento molto emozionante, la moglie ci serve dello stoccafisso tipo alla vicentina, buonissimo, e ci salutiamo, finalmente ho conosciuto qualche indigeno del posto
3)le post-card scattate singolarmente per ognuno dei Crowd-funder (sostenitori della campagna), ho dedicato ad ognuno di loro un frammento di questa vacanza specificando che quella foto rappresentava la mia visione che avevo di quella persona nel luogo in cui ero, un emozione intensa, intima, oserei dire ravvicinata seppur a centinaia e centinaia di chilometri di distanza.
4)entrare in una casa abbandonata e portarsi via un trattato di anatomia per infermieri in francese
5)chiacchierare con una anziana ex attrice francese che tutti gli anni insieme a suo marito fa bird-watching in Norvegia e cantare qualche canzone di Edith Piaf in un francese molto maccheronico, mentre Luca dava di matto dentro il Westfalia in preda alla voglia di fumarsi una canna.
6) scoprire per caso che alle Lofoten c'è un centro di produzione di Teatro per ragazzi che funziona benissimo, che ha tantissime risorse e che se avessi minimamente creduto in me avrei potuto applicare per vincere una somma per tornare alle Lofoten e produrre il mio lavoro su Kenitch.
6) Il momento in cui io e Luca ci siamo salutati per l'ultima volta, incredibilmente è riuscito a far entrare tutto in 4 o 5 borse e con le stampelle e tutti questi zaini tornare a Bergen, so che c'ha provato, ma era troppo difficile per lui ripulire tutto ciò che di sporco lo circondava, aveva tentato di fare il bravo ragazzo, ma la sua sete di libertà lo aveva di nuovo richiamato e avrebbe fatto di tutto pur di non sentirsi obbligato a tornare in Italia.
7) la notte nella Rorbur, alla fine dormire in queste fottute case costa tantissimo, e per stare due giorni avevo pagato circa 150€, ma avevo la piscina idromassaggio all'aperto vista mare. Così prima di preparare la cena decido di fare un bagno in idromassaggio, inizia a piovere e velocemente richiudo con una copertura la Jacuzzi e torno in casa, quella stessa sera, faccio la diretta facebook con più di 40 persone collegate insieme, racconto del mio viaggio, è l'anniversario della morte di papà e racconto in maniera dettagliata le mie emozioni, sono commosso e grato di aver avuto tante persone che si sono collegate per me, che sono state per tutto questo tempo in connessione con il mio spirito, mi hanno guidato e sostenuto, credo proprio di avercela fatta. La notte è un disastro sale una tempesta sulla baia e la casa scricchiola che ho paura si spacchi tutto da un momento all'altro, ma sento un altro tipo di rumore che mi spaventa, viene da fuori, mi viene il flash della vasca idromassaggio e ho come il presentimento di non aver legato in sicurezza il coperchio, contro ogni mia volontà mi alzo per andare a vedere, sono nudo con un lenzuolino, non fa freddo, ma tira un vento micidiale, esco e le mie sensazioni non erano sbagliate, la copertura della Jacuzzi è divelto, è finito sulla recinzione della casa e rischia seriamente di finire nel mare.
8)Nel mio sogno di bambino avevo desiderato di essere un marinaio su una di queste baleniere al largo delle Lofoten e mentre una tempesta di pioggia sferzava la nave da una parte all'altra, ammainare le vele, cadere in acqua, salvarmi, trascinarmi a riva, arrivare in una di queste case di pescatori e scrivere la storia della mia vita. Non è andata proprio così ma diciamo che a modo mio ce l ho fatta: sono sul porticciolo di una Rorbur, pagata un fottio, mezzo nudo, con un lenzuolino che copre le mie terga, e lotto contro il vento che fa resistenza, per farsi che la copertura di una stupidissima e inutile Jacuzzi non finisca in mare, provocando le ire della proprietaria. Alla fine ce l'ho fatta, ritorno in camera e sono completamente fradicio, l'indomani partirò molto presto alla volta di Bodo, ho deciso di fare un viaggio di ritorno velocissimo, mi aspetta Serena e non voglio perdere altro tempo. Ho una storia da scrivere, la storia del Pappagallo Kenitch, che in realtà si chiama Filippo e aveva paura di volare, così di spalla in spalla, di persona in persona, è riuscito nel suo obbiettivo, arrivare alle Isole Lofoten, solo perché un giorno ha deciso che voleva arrivare fino lassù.


 FINE

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