09 Nov
09Nov

C'è un paese nell'Europa del nord che si chiama Norvegia è un paese dove ci sono tante possibilità per chiunque abbia voglia di lavorare o voglia vivere in grandi spazi aperti a contatto con la natura. Pensate che solo il 2% di tutta la sua superficie è abitato da esseri umani. I servizi al cittadino sono efficienti ma se non abiti in centri abitati grandi (e intendiamo città che sarebbero "paesi di provincia" per noi italiani) c'è il rischio che un'urgenza possa tramutarsi in un'attesa di ore per permettere a un'ambulanza di arrivare a salvarti la vita. Si respira un'aria di calma e auto-disciplina che permette a tutti di vivere meglio e di poter aiutare il prossimo ad ogni imprevisto o necessità che possa servire.

Quando presi la decisione di superare il confine dalla parte Sud della Norvegia, non potevo immaginare tutto questo anche perché non avevo alcun contatto che mi avesse parlato della Norvegia, meglio, non mi ero volutamente informato su quali fossero gli standard sociali degli abitanti norvegesi, il mio interesse erano unicamente le Isole Lofoten. Sognavo Baleniere e vecchie bettole dove i più grandi marinai d'Europa aspettavano la loro chiamata per cacciare Moby-Dick, le case in legno con i lumicini alla finestra, scoglier e gli spruzzi di un mare in tempesta, cimiteri abbandonati, qualche relitto, mappe disegnate a penna, qualche fiocina, tante corde di canapa e mani ruvide contro cui perdere a braccio di ferro.

Poi la cruda verità: stavo affrontando il viaggio della mia vita, un viaggio iniziatico dove avrei voluto con tutto il cuore perdere la maggior parte delle mie insicurezze e tornare come una persona sicura, determinata e pronta a qualsiasi cosa. Da adesso in poi le pagine di questo Diario diventeranno il racconto dei fatti così come è andata per l'ultima grande ascesa: "la scalata" fino alle Isole Lofoten.

Ore 19 circa mi sto sempre più avvicinando alla dogana per entrare in Norvegia, non ho ancora la sicurezza di dover essere fermato, in cuor mio spero proprio di no. Ho sempre avuto paura dei posti di blocco, mi sembra sempre di essere nel torto, anche se come in questo caso non ho nulla da dichiarare. Vedo il confine arrivare e faccio per esultare, non ci sono i controlli è tutto ok! Invece appena supero il primo chilometro, paletta, devo per forza passare per la dogana, ora il mio viaggio potrebbe subire un drastico cambiamento. Inizio a parlare in inglese dando le mie generalità. Domanda da parte dell'ufficiale: "dove sta andando?" Risposta: "alle Isole Lofoten" incalza: "un lungo viaggio? Ha un posto dove è diretto?" e racconto all'Ufficiale che avevo deciso di viaggiare con il furgone proprio per permettermi di poter stare all'interno di esso per eventuale distanziamento sociale. La risposta non tarda ad arrivare: "Mi dispiace, ma non è possibile, dovrà tornare indietro, non può entrare nei nostri confini perché è vietato fermarsi nelle stazioni di servizio anche solo per la toilette o fare rifornimento carburante se non ha effettuato la quarantena...". Era il momento di fare entrare in campo la mia arma segreta: Luca De Simone, ovvero il ragazzo fermo con una gamba operata che da più di un anno si era trasferito a Bergen una delle città più importanti della Norvegia a 400km dal punto in cui mi trovavo, il quale si era reso disponibile ad aiutarmi in caso di problemi. Questo era un reale problema: chiamo Luca con cui, nota a margine, avevo solo chattato fino a quel momento e non avevamo mai parlato e gli dico in italiano testuali parole prima di passargli il poliziotto al telefono: "Luca salvami il culo, non vogliono farmi entrare...". Lui capisce immediatamente la situazione e con qualche parola in norvegese e con un inglese molto più convincente riesce a "sedurre" il poco severo Ufficiale, mi vedo concordare la possibilità di poter andare a destinazione per i dieci giorni di quarantena a Bergen. Ringrazio Luca dicendogli che l'avrei ricontattato più tardi e fuggo immediatamente dal check point della dogana, l'obbiettivo è raggiunto, ma a che costo?

Devo raggiungere immediatamente Bergen, sono le otto di sera, devo percorrere più di 400km, rimanere dieci giorni bloccato in casa di uno sconosciuto, per giunta a letto per via di un intervento fatto da poco ma che sogna di andare alle Lofoten con me e mi sto letteralmente facendo la pipì addosso ma non posso fermarmi per farla da nessuna parte. Tutto questo pensiero avviene nell'arco di 30 secondi, perché il destino ha in serbo per me l'ennesima svolta verso il mio obbiettivo: una postazione Covid dove poter fare un tampone. Mi avvicino, domando se uno straniero abbia possibilità di poter sottoporsi a tampone e mi viene risposto che posso farlo e che oltre tutto è totalmente gratuito, la risposta qualora non arrivi entro tre giorni mi darà libero accesso al territorio norvegese. Tutto torna di nuovo a splendere a parte la mia vescica. Accetto tutto e concludo dicendo: "c'è un bagno free Covid che posso utilizzare?" risposta: "ma certamente! Dietro di lei".

Il resto è tutto descritto in questo video, e la cosa comica è che mi hanno persino permesso di riprendere. Benvenuto in Norvegia

Il nostro destino esercita la sua influenza su di noi anche quando non ne abbiamo ancora appresa la natura: il nostro futuro detta le leggi del nostro oggi.

F. Nietzsche

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